Intervista a Marco Grigoletto
DALLA VISIONE ALLA PROGETTUALITÀ
20 aprile 2022
Tempo di lettura: 6 min
Un’esperienza di oltre vent’anni nell’amministrazione finanziaria degli impianti a fune si unisce ad uno spirito pragmatico e a una giusta consapevolezza delle proprie capacità e competenze: questo è Marco Grigoletto, CFO di Funivie Arabba e presidente di Anef Veneto.
Marco, parlaci un po’ di te: da dove vieni, quanti anni hai e qual è stata la tua formazione?
«Mi chiamo Marco Grigoletto e quest’anno compirò 50 anni, ahimè! Ho una formazione universitaria in Economia e Commercio presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia e lavoro nell’ambito degli impianti a fune da 23 anni, principalmente occupandomi della gestione degli aspetti finanziari. Ho intrapreso questa strada ancora prima di concludere gli studi universitari, quando nel 1999 incontrai Gianpietro Zannoni, il quale si occupava di contributi, finanziamenti e business plan per gli impianti a fune e con il quale ho lavorato per ben undici anni».
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Insomma una direzione ben definita fin dagli albori della tua carriera professionale. Quando hai iniziato a lavorare con Funivie Arabba?
«Il gruppo Funivie Arabba è giovanissimo: la sua costituzione risale infatti al 2018. Ho però lavorato fin dagli inizi della mia carriera di professionista con Impianti Turistici Boè, l’attuale società capogruppo, così come con Sofma, l’altra grossa società impianti di Arabba. Per molti anni, in qualità di professionista, il mio compito è stato quello di aiutare i miei clienti a ottenere i contributi e i finanziamenti di cui avevano bisogno per realizzare nuove opere e investimenti. È nel 2016 che arriva la svolta: in quell’anno Diego De Battista diventa amministratore delegato di Impianti Turistici Boè e, mosso dalla volontà di rinfrescare il Consiglio di Amministrazione, mi propone di entrare a farne parte. È stato un momento di grandissima gratificazione, in quanto non essendo io socio della società impianti, venivo considerato semplicemente per le mie qualità di professionista. Nel corso degli anni, infatti, ho accumulato una conoscenza molto approfondita di questo settore, un know how di grande valore che oggi posso portare a beneficio di Funivie Arabba».
Dev’essere stata una bella soddisfazione! Com’è stato questo tuo esordio nel CdA?
«Non molto dopo il mio ingresso nel CdA si presentò un’opportunità inaspettata: la possibilità di acquistare alcune delle quote di Sofma, per una percentuale che ammontava al 29%. Inizialmente, devo ammetterlo, le incertezze e le indecisioni a riguardo non erano poche, ma alla fine decidemmo di completare l’acquisto. Con il senno di poi, questa operazione è stata sicuramente una delle cose migliori che abbiamo fatto, perché consentendoci l’ingresso in Sofma, inaugurò il cammino che avrebbe portato negli anni successivi alla costituzione del gruppo Funivie Arabba.
C’è un momento, però, di cui non posso non parlare: quando, nel 2018, oltrepassammo il 50% delle quote di Sofma, arrivando al 53%. È stato veramente molto emozionante, ed è tuttora uno dei ricordi più belli che ho da quando lavoro qui, perché fu in quel momento che io e Diego realizzammo per la prima volta che stava per nascere qualcosa di davvero innovativo».
Entrare a far parte del Consiglio di Amministrazione di Impianti Turistici Boè nel 2016 è stato uno dei momenti più gratificanti della mia carriera: a quel punto, non ero più solo un professionista, ma ero diventato un impiantista.
Ho notato che parli spesso al plurale, immagino ci sia un buon rapporto tra te e il CEO di Funivie Arabba Diego De Battista.
«Assolutamente sì, tra me e Diego c’è sempre stata molta stima reciproca e una grande intesa. Come ho già detto in apertura, lavoro con Impianti Turistici Boè da oltre vent’anni, per cui Diego innanzitutto l’ho visto crescere, ed ho sempre avuto un ottimo rapporto anche con i suoi genitori. Oggi, mi considero di casa. Per me, lavorare al fianco di Diego significa cercare di portare a concretezza le sue idee, che molto spesso sono geniali: in un certo senso siamo complementari».
Guardando al futuro, quali sono le prospettive per Funivie Arabba secondo te?
«Quello che abbiamo fatto nel giro di pochi anni è qualcosa che non si è mai visto nel settore degli impianti a fune, notoriamente caratterizzato da ritmi piuttosto lenti. Siamo abbastanza ambiziosi nell’affermare che non smetteremo di crescere e che fra 10 anni saremo molto più grandi di quanto non lo siamo oggi».
E quali difficoltà credi che ci saranno?
«Dal mio punto di vista, le difficoltà saranno principalmente di due tipi: finanziarie e organizzative. Nel primo caso perché, dal momento che gli investimenti che intendiamo fare nel corso del prossimo decennio sono molto importanti, sarà necessario programmare il tutto in maniera molto precisa, seguendo una logica di pianificazione finanziaria ben strutturata. Nel secondo caso perché la transizione da 4 società separate, ognuna con la propria struttura organizzativa, ad una rete d’impresa unica comporta una serie di difficoltà non indifferenti nella ristrutturazione, sia interna che esterna, dell’azienda».
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Recentemente sei stato eletto presidente di Anef Veneto: quali sono le sfide che vedi prospettarsi?
«Come presidente di Anef Veneto (Associazione Nazionale Esercenti Funiviari), intendo perseguire i miei obiettivi nel mio stile, quindi nell’immediata operatività. Le questioni più impellenti sono, da un lato, la rivisitazione, se non addirittura la riformulazione completa della legge 21 del 2008, che disciplina la realizzazione e l’esercizio degli impianti a fune, delle piste e dei sistemi di innevamento programmato, e dall’altro il rifacimento del Piano Neve Veneto».
Concludendo, Marco, perché secondo te un giovane dovrebbe lavorare in Funivie Arabba?
«Perché abbiamo una visione differente da quella che ha tutto il resto delle realtà che ci circondano. Siamo un’azienda che ha come obiettivo quello di far crescere il territorio, e far sì che la gente continui a viverci. Realizzeremo questo creando le situazioni adatte per far sì che questo territorio cresca per quello che merita, nella consapevolezza che in alcuni casi potremmo doverci trovare a sostituire l’ente pubblico per dare alla gente i servizi che mancano – ma siamo pronti a farlo – perché crediamo fermamente in un progetto di vivibilità del nostro territorio e come azienda dobbiamo necessariamente portarlo avanti».
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