I Volti della Neve
ALLA SCOPERTA DI UN MONDO A VOLTE SCONOSCIUTO AI NON ADDETTI AI LAVORI
9 gennaio 2025
Tempo di lettura: 8 min
Diamo luce alle persone che, con la loro dedizione e passione, garantiscono a tutti noi la possibilità di sciare su piste sempre al top, in piena sicurezza e nel rispetto della natura che ci regala questo territorio spettacolare.
Porta Vescovo è casa per Mirco Demarch, arrivato in società nella stagione 2009-2010 come semplice agente, ma che si è ben presto appassionato al mondo neve. Nella stagione 2019-2020 ha preso con orgoglio e impegno l’eredità lasciata dal predecessore Roberto, mentore fondamentale che oltre a insegnargli un mestiere gli ha trasmesso questa grande passione. Un bagaglio di conoscenza enorme che Mirco spera di poter tramandare a chi verrà dopo di lui.
Mirco coordina tutto quello che riguarda la parte di innevamento programmato sui pendii di Porta Vescovo, non è però da solo, ha una squadra ben consolidata e il suo braccio destro è Patrick Rossi, con cui ha costruito negli anni un rapporto lavorativo efficace, in cui basta uno sguardo o un veloce scambio di parole per comprendere la situazione e agire tempestivamente.
Mirco Demarch al lavoro durante le operazioni di controllo digitale.
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INNEVAMENTO PROGRAMMATO
Parliamo di produzione programmata della neve. È davvero così poco sostenibile come spesso si legge sul giornale?
Programmare la produzione della neve è un’azione vitale per i comprensori sciistici, permette di andare a diminuire la variabile di incertezza dovuta ad annate con precipitazioni nevose altalenanti, che causano quindi una difficoltà enorme per tutto il comparto turistico, non solo degli impianti a fune ma anche di tutta la filiera dell’hospitality e dei servizi. Parlando di sostenibilità, è innegabile che si debba promuovere una tutela dell’ambiente nel miglior modo possibile, va però tutelato anche il territorio inteso come persone che lo vivono e che lavorano grazie allo sviluppo turistico delle nostre vallate. Proprio per questo si parla di sostenibilità in senso ampio, quindi ambientale, economica e sociale.
Mirco rassicura subito, “la neve programmata altro non è che l’unione di acqua e aria, in una miscela che viene sparata ad alta potenza tramite i cosiddetti cannoni – macchine a ventola o lance – che permettono di ottenere la cristallizzazione e quindi la produzione del classico fiocco di neve”. Va inoltre sottolineato come la neve programmata, essendo più compatta rispetto alla neve prodotta da precipitazioni naturali, garantisca un’elevata qualità e durabilità delle piste.
Nel campo dell’innevamento programmato è essenziale ottimizzare tutte le risorse che si hanno, “l’acqua va usata con testa, evitando il più possibile di sprecarne anche un solo litro”, afferma Mirco. I bacini di raccolta dell’acqua piovana non sono infiniti, ci sono il bacino di Pescoi e altre vasche di raccolta, come ad esempio la vasca che si trova presso la stazione a valle della seggiovia Carpazza che prende a sua volta le risorse da una presa d’acqua. Tutte vasche collegate in un complesso sistema di pompaggio per arrivare al bacino di Pescoi. Incredibile pensare al tempo necessario per riempire completamente questo bacino: ci vogliono ben 3 mesi in estate, con la raccolta sia dell’acqua piovana, che dell’acqua proveniente da alcune fontane naturali che si trovano vicine. Tutta acqua che viene utilizzata in autunno e inverno per la produzione della neve, e che poi viene restituita alle falde acquifere con il disgelo primaverile.
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Mirco Demarch e Patrick Rossi durante le operazioni di settaggio della macchina a ventola.
“La neve programmata altro non è che l’unione di acqua e aria, in una miscela che viene sparata ad alta potenza tramite i cosiddetti cannoni che permettono di ottenere la cristallizzazione.”
Quali sono le condizioni meteo ideali per produrre neve? Quali sono le sfide maggiori?
Senza esitare Mirco afferma che l’elemento che più disturba è il vento. In condizioni di vento forte, produrre neve è davvero difficile se non impossibile. Non da ultimo, va detto che è essenziale depositare la neve in maniera corretta sulla pista, per facilitare il lavoro che andranno a fare i gattisti; il vento chiaramente è un elemento che va ad aggiungere complessità anche in questo.
Bisogna poi sottolineare che la produzione può avvenire solamente in determinate condizioni favorevoli, vale a dire con una temperatura umida di -3,5° nel caso dei macchinari a ventola e di -4° nel caso delle aste. La temperatura umida è il rapporto tra temperatura secca (quella che si legge su un classico termometro) e umidità presente nell’aria. Questo significa che ci possono essere condizioni in cui si riesce a produrre neve anche sopra lo zero; in caso di temperature marginali vicine allo zero, è quindi sempre auspicabile avere un’umidità elevata. In tutto questo ovviamente la temperatura dell’acqua che si va a pescare dal bacino è molto importante. Nel bacino è presente un compressore che mescola l’acqua per ovviare al fatto che lo strato superficiale dell’acqua del lago è più freddo rispetto allo strato più basso, l’acqua viene infatti pescata dal fondo del bacino quindi è fondamentale pescarla alla temperatura più bassa possibile; ci sono poi le torri di raffreddamento per abbassare ulteriormente la temperatura dell’acqua che viene poi distribuita ai macchinari a ventola e alle lance. “Queste sono le condizioni da manuale” dice Mirco, “la vera sfida sta nel bilanciare le scadenze dettate dall’inizio stagione o da situazioni logistiche particolari – nel caso ad esempio di cantieri sui nuovi impianti che necessitano di avere strade libere dalla neve per gli spostamenti fino ad autunno inoltrato – e la volontà di sfruttare le condizioni il più ottimali possibile per massimizzare le risorse energetiche e idriche”.
La zona di Porta Vescovo non è banale, è grande e complicata, è necessario conoscere alla perfezione tutto il territorio, da dove arriva l’acqua, i punti critici più esposti al vento. In pista sono presenti gli anemometri che aiutano di molto nella valutazione delle condizioni di vento, ma la componente umana con l’esperienza costruita negli anni è fondamentale e permette di sfruttare al meglio ogni momento, anche quando l’anemometro suggerirebbe che non è possibile produrre neve. La cosa che entusiasma di più Mirco? “L’essere il primo che può iniziare a garantire la stagione invernale per tutti, dai gattisti agli impiantisti, ai gestori dei rifugi. Una soddisfazione enorme che non ha prezzo”, afferma.
“In condizioni di vento forte, produrre neve è davvero difficile se non impossibile.”
Operazioni di controllo dei parametri consultando l’app.
Come si svolge la giornata lavorativa? Quali sono le differenze tra inverno e estate?
“Il pensiero è sempre sul lavoro, anche quando vai a dormire la sera il pensiero è fisso, con la speranza che le condizioni rimangono stabili. Quando è possibile, ci sono turni a rotazione che rendono il lavoro più leggero, ma se sei di turno e puoi concederti il lusso di stare a casa al caldo, ti metti una sveglia ogni ora e mezza per controllare da pc che tutto stia funzionando correttamente”.
Quando i cannoni sono in funzione, tutto viene controllato da remoto quindi da pc o cellulare tramite un’apposita app, è comunque sempre fondamentale fare periodici controlli sul posto per verificare che tutti i cannoni stiano funzionando correttamente, che il vento sia veramente come comunicato dall’anemometro, e non da ultimo per controllare che la qualità della neve sia corrispondente a quella impostata, vale a dire che la pressione dell’acqua sia stabile a 8 bar; se così non fosse ci potrebbe essere stato un guasto su un tubo che porta l’aria al cannone e la qualità della neve ne risentirà sparando acqua anziché neve. Quando si è di turno di notte è fondamentale analizzare le problematiche andando a capire se il guasto è gestibile autonomamente, se sì con quali tempistiche, oppure se è un guasto che necessita il supporto di più persone o pezzi di ricambio particolari e quindi se le scadenze lo permettono, è rimandabile al giorno seguente.
Rispetto all’inverno, l’estate è caratterizzata da un enorme lavoro di manutenzione dei macchinari, delle valvole a pozzetto e dell’intero sistema di tubi. Ad esclusione delle lance che sono fisse, dopo il mese di marzo le macchine a ventola vengono portate in magazzino e con il disgelo anche tutti i tubi vengono smontati. Solo a Porta Vescovo sono presenti 256 cannoni, tra lance e macchine a ventola, quindi si capisce bene come la complessità dei lavori di revisione e manutenzione occupi gran parte della stagione estiva.
In questo lavoro servono nozioni di idraulica, meccanica, elettronica, elettrotecnica, nonché una conoscenza approfondita del territorio grazie all’esperienza costruita di anno in anno. Mirco sorridendo afferma “Finché sarò in grado di lavorare e non mi sarò congelato totalmente, rimarrò qui. La passione è un crescendo continuo, è davvero entusiasmante lavorare su macchine sempre più all’avanguardia, c’è stata un’evoluzione incredibile rispetto a 12 anni fa quando ho iniziato a fare neve”.
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Mirco Demarch e Patrick rossi al lavoro durante le operazioni di manutenzione di una macchina a ventola.
SICUREZZA IN PISTA E MONITORAGGIO DELLA NEVE
Se da un lato l’innevamento programmato è un tassello essenziale che garantisce piste sempre al top, il monitoraggio continuo della neve è essenziale per permettere di sciare in pista in totale sicurezza.
In Funivie Arabba Francesco Martini (di cui abbiamo già parlato in questo articolo) è Responsabile della Gestione Progettuale e della Sicurezza Operativa, si occupa quindi di tutto ciò che è inerente alla sicurezza, vale a dire materassi, reti, pali e sciatori presenti nell’area, e si occupa inoltre della gestione del distacco controllato delle valanghe, sovraintendendo le operazioni di distacco artificiale tramite l’utilizzo di materiale esplosivo e pirotecnico. Ovviamente non è da solo, ma il tutto avviene con una stretta collaborazione con le persone operative sul campo, dai capiservizio agli addetti abilitati alle operazioni di distacco.
Non tutte le aree sono uguali, ci sono siti valanghivi, ad esempio lato Burz – Campolongo o a Porta Vescovo appena sotto il Rifugio Gorza, in cui sono presenti paravalanghe fissi; quando la situazione diventa critica e presenta nevicate abbondanti durante la giornata con 30 centimetri o più in pista, si va a valutare la chiusura temporanea delle piste e degli impianti.
Parlando di valanghe con Francesco si apre un mondo affascinante, “Ci sono innumerevoli variabili che definiscono il grado di pericolosità – tipologia di nevicata, umidità, intensità – e questo comporta ad un’attenta attività preparatoria, con precise sequenze di operazioni da fare, oltre all’attivazione delle cariche. Ci vuole un’estrema flessibilità al fine di agire nel momento ottimale per sparare, che può essere anche nel cuore della notte, quindi durante la stagione invernale non esistono orari lavorativi fissi per me.”
Al lato pratico, è solo durante la stagione invernale che si va ad attuare tutte le procedure di distacco valanghe. Durante l’estate viene svolta la manutenzione di tutti i sistemi (la squadra operativa dell’inverno è poi la squadra operativa dell’estate) e si valutano interventi migliorativi, ad esempio l’installazione di nuove reti per quanto riguarda la sicurezza in pista.
La collaborazione con gli osservatori nivologici è inoltre fondamentale. In squadra vengono fatte le valutazioni pre e post per capire se l’allarme valanghivo è rientrato oppure se è necessario procedere con ulteriori azioni. Uno degli osservatori nivologici è Andrea Crepaz, Responsabile Tecnico-Formale (normative, autorizzazioni e aspetti ambientali) e figura di lunga data in Funivie Arabba, con il quale Francesco si confronta giornalmente. “La collaborazione con Andrea è fondamentale perché mi da un enorme supporto grazie alla sua esperienza sulla storicità delle condizioni neve rilevate su questo territorio.”
Francesco Martini e Mirco Demarch durante un confronto sulle piste di Porta Vescovo.
Cos’è il Modello 1 AINEVA? Perché è così importante?
Ogni mattina entro le ore 9:00, viene fatta dagli osservatori nivologici una rilevazione dei dati nei 3 campi neve in capo a Funivie Arabba (a Pescoi, monte Burz e Malga Ciapela), andando a misurare e riportare nel Modello 1 AINEVA temperatura della neve, altezza di neve al suolo, neve fresca, caratteristiche della neve, condizioni meteo. Il Modello 1 AINEVA permette quindi di avere un quadro della situazione del manto nevoso e delle condizioni meteo, e non da ultimo permette la costruzione di una banca dati importantissima per uno studio accurato del territorio.
Dati che vengono condivisi attraverso uno specifico portale online con ARPAV e Centro Valanghe, in una stretta collaborazione proattiva, un grande aiuto per poter operare in maniera efficace. Tutte queste rilevazioni, insieme agli altri campi neve gestiti dalle altre società di impianti, e alle stazioni automatiche controllate direttamente da ARPAV, permette la costruzione di un database di tutti i Modelli 1 rilevati sul territorio veneto.
Andrea tuttavia sottolinea: “Il modello 1 AINEVA non è esaustivo: fondamentale è girare fisicamente tutto il territorio, osservarlo attentamente, facendo anche ulteriori test di stabilità del manto nevoso con rilievi puntuali nelle zone ritenute più a rischio”.
Esistono inoltre dei modelli matematici con simulazione del manto nevoso sulla base dell’inserimento di determinati parametri (temperatura neve, aria, vento, ecc): la stretta collaborazione con ARPAV permette di avere un quadro ulteriore che può supportare nell’analisi dell’evoluzione del manto nevoso.
Analisi e osservazione della neve sul campo.
Cos’è il Modello 1 AINEVA? Perché è così importante?
Ogni mattina entro le ore 9:00, viene fatta dagli osservatori nivologici una rilevazione dei dati nei 3 campi neve in capo a Funivie Arabba (a Pescoi, monte Burz e Malga Ciapela), andando a misurare e riportare nel Modello 1 AINEVA temperatura della neve, altezza di neve al suolo, neve fresca, caratteristiche della neve, condizioni meteo. Il Modello 1 AINEVA permette quindi di avere un quadro della situazione del manto nevoso e delle condizioni meteo, e non da ultimo permette la costruzione di una banca dati importantissima per uno studio accurato del territorio.
Dati che vengono condivisi attraverso uno specifico portale online con ARPAV e Centro Valanghe, in una stretta collaborazione proattiva, un grande aiuto per poter operare in maniera efficace. Tutte queste rilevazioni, insieme agli altri campi neve gestiti dalle altre società di impianti, e alle stazioni automatiche controllate direttamente da ARPAV, permette la costruzione di un database di tutti i Modelli 1 rilevati sul territorio veneto.
Andrea tuttavia sottolinea: “Il modello 1 AINEVA non è esaustivo: fondamentale è girare fisicamente tutto il territorio, osservarlo attentamente, facendo anche ulteriori test di stabilità del manto nevoso con rilievi puntuali nelle zone ritenute più a rischio”.
Esistono inoltre dei modelli matematici con simulazione del manto nevoso sulla base dell’inserimento di determinati parametri (temperatura neve, aria, vento, ecc): la stretta collaborazione con ARPAV permette di avere un quadro ulteriore che può supportare nell’analisi dell’evoluzione del manto nevoso.
Quali sono le sfide maggiori nel campo della sicurezza in pista?
Francesco afferma senza esitare: “Cercare di avere il rischio minore di fronte a qualsiasi evenienza, prevedere le criticità durante le nevicate abbondanti o, ancor di più, durante giornate con temperature anomale che potrebbero trasformarsi in un indice di alto rischio di distacco valanghe”.
La componente umana è fondamentale, c’è tanto lavoro di controllo sul comprensorio, conoscenza del territorio, storicità su quali sono i pendii più critici.
Assolutamente da non sottovalutare è l’importanza di conoscere la morfologia del territorio estivo. Sapere che un pendio è un prato erboso, oppure presenta arbusti o massi, facilita molto la valutazione del rischio valanghivo invernale perchè fino ad un certo livello di neve al suolo si ha un elemento naturale che facilita la trasformazione della neve e funge da protettore impedendo il distacco. Nel caso ad esempio di presenza di molti arbusti, si creano dei vuoti d’aria che fanno lavorare la neve in maniera diversa rispetto ad un pendio erboso.
Imparare sul campo è la chiave per una garanzia di sicurezza, vero è che tutto è in continua evoluzione, quindi è essenziale monitorare costantemente il territorio andando a incrociare le condizioni altalenanti di inverni molto vari a livello di temperature e precipitazioni nevose.
Il Caposervizio Roberto Rasom durante un confronto in pista con Francesco Martini.
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