La visione di Diego De Battista

UNA VOCE FUORI DAL CORO

14 ottobre 2022

Tempo di lettura: 6 min

Nella visione di Diego De Battista, il mondo degli impianti a fune deve avere un ruolo più importante per la comunità di montagna rispetto a quello che attualmente ricopre. 

Nell’ambito della regione dolomitica, l’elemento economico trainante è senza dubbio rappresentato dal turismo. La maggior parte delle realtà montane di questa zona si sono infatti sviluppate in questo senso e, almeno per il momento, non sembra esistere alcuna alternativa economica convincente. Nella propaggine veneta delle Dolomiti, al culmine della ladina Valle di Fodom, si trova Arabba, un piccolo abitato a 1.602 metri di altitudine, destinazione molto conosciuta dagli sciatori, soprattutto dagli amanti delle piste ripide e adrenaliniche.

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Diego De Battista, amministratore delegato a capo della giovane rete d’impresa Funivie Arabba, crede che il mondo degli impianti a fune debba avere un ruolo più importante per le comunità di montagna. 

Alcune località di montagna sono immerse in un circolo vizioso di negatività che si trasmette ovunque: è importante rendersene conto, per cominciare ad agire diversamente e secondo una logica nuova.

Ma De Battista non ci sta: non ha alcuna intenzione di venire inghiottito da questo vortice di rassegnazione e di pessimismo che caratterizza molte delle località limitrofe ad Arabba, a costo di correre il rischio di essere considerato come un elemento di disturbo. Bisogna comunque precisare che il comprensorio Arabba-Marmolada è una realtà economica prospera, inserita nel circuito della Sellaronda, e caratterizzata da piste da sci che sono tra le più belle delle Dolomiti, per cui non si può dire che viva in un vortice di negatività, ma è comunque importante rendersi conto che una situazione come questa, proprio per il fatto di godere di un certo benessere, può portare in qualche modo ad adagiarsi e a non intraprendere progetti a lungo termine. Ed è proprio questo che De Battista vuole evitare.

 

Da dove derivi questo pessimismo è una questione antropologica a cui è molto difficile dare una risposta. Tuttavia, nonostante la complessità del problema, nulla ci impedisce di fare delle riflessioni al riguardo, cercando di dare un senso alla situazione attuale. De Battista spende molte energie psichiche ragionando su queste tematiche, ed espone così le sue considerazioni: “Nell’ottica dello sviluppo globale attuale, siamo testimoni di un innalzamento medio della qualità dei servizi, a cui si accompagna il fatto che la gente si abitua ad avere sempre di più e a dare per scontate sempre più cose. Esiste una soglia critica di rapporto tra residenti e servizi, sotto la quale il settore pubblico fatica a giustificarne la fornitura. È perciò quasi inevitabile, che in zone demograficamente poco dense come le valli di montagna, certi servizi, che nelle realtà urbane sono offerti dal settore pubblico, vengano a mancare”. Questo crea chiaramente un grado di disagio a cui molte persone rispondono abbandonando il paesino natio e spostandosi verso realtà urbane più grandi. Ma se non facciamo qualcosa per invertire questo processo, è molto probabile che la rovinosa ipotesi secondo cui fra cento anni nelle valli di montagna non vivrà più nessuno finirà per concretizzarsi. Cosa fare, dunque?

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L’unica soluzione è quella di mirare a diventare un modello in cui il vivere in montagna sia in perfetta simbiosi con il turismo, grazie ad un’attività imprenditoriale in grado di mantenere vivo il territorio, sopperendo dove possibile a quelle mancanze di servizi. Ma in termini pratici, cosa significa? Significa mettere in cantiere dei progetti che vadano oltre il solo fine economico. Una visione estremamente lungimirante, che non si preoccupa del fatto che investimenti di questo tipo possano non avere un ritorno nel breve termine.

 

È indubbio che senza il profitto un’azienda non vada avanti, ma questo non significa che non si possa fare di più, e De Battista è fermamente convinto che il business degli impianti a fune debba avere un compito più importante per le comunità di montagna di quello che attualmente ricopre: “Gli impianti a fune non devono essere giudicati importanti unicamente perché creano posti di lavoro. Al contrario, essendo di fatto il motore economico trainante di queste valli, possono e devono dare un qualcosa in più per far sì che la gente voglia continuare a vivere qui e creare a loro volta valore per il territorio”.

 

Inoltre, in una regione montana a rischio di spopolamento, l’obiettivo massimo da avere sempre in mente è qualcosa che spesso viene dato per scontato ma non lo è affatto. Per garantirsi un futuro, infatti, occorre operare congiuntamente per mantenere stabile o far crescere il numero dei residenti: “Cerchiamo di colmare con la nostra attività e i nostri sforzi quelle che sono le difficoltà istituzionali del mondo attuale, comuni a tutti i contesti (non solo Arabba) che non siano quelli delle grandi realtà urbane”. Una sfida ambiziosa, di certo non di facile realizzazione, ma che per la sua stessa natura esprime perfettamente quanto sia forte il legame che Diego De Battista ha con il proprio territorio e quanto sia ferma la sua intenzione di mantenerlo tale.

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