Roberto Giudici, Direttore
DAL GIRO D’ITALIA AL CAMPING MARMOLADA MALGA CIAPELA
5 giugno 2023
Tempo di lettura: 6 min
Cos’hanno in comune il Giro d’Italia e una struttura gestita da Funivie Arabba?
Oggi ce lo svela Roberto Giudici, direttore del Rifugio Plan Boè e del Camping Marmolada Malga Ciapela.
Ciao Roberto, raccontaci un po’ di te! Chi sei, da dove vieni, come mai hai messo radici proprio ad Arabba?
«Sono nato 58 anni fa in provincia di Bergamo, sul lago d’Iseo. Dopo le prime esperienze lavorative come geometra, nel 1989 ho iniziato a collaborare per un’agenzia di Milano che organizzava eventi, tra cui il Giro d’Italia, e questo impiego mi ha accompagnato fino al 2000. La passione per lo sci e per la montagna condivisa con mia moglie, mi ha però portato a trasferirmi ad Arabba grazie alla possibilità di gestire una pizzeria della zona. Ero passato dal chiedermi quanti striscioni montare per il Giro d’Italia a quanto pomodoro mettere sulla pizza, non è stato per nulla banale! Tuttavia quell’esperienza è stata decisamente costruttiva per il lavoro di direttore che svolgo ora.
Dopo la parentesi pizzeria, il Comune di Livinallongo mi diede in gestione l’area sosta camper di Arabba, nel frattempo però ripresi anche i contatti con la Gazzetta: il mondo delle corse aveva ancora in serbo alcuni intensi anni per me!
Cambiai ruolo rispetto all’esperienza precedente, da fornitore diventai committente entrando attivamente nello staff direttivo. Dal 2010 al 2019 sono stato responsabile logistico degli arrivi delle corse organizzate dalla Gazzetta, mi occupavo di tutto l’aspetto tecnico-pratico della gestione delle tappe non solo del Giro d’Italia ma anche di corse come la Tirreno-Adriatica, la Milano-San Remo, fino ad arrivare al Dubai Tour.
Quel mondo però era davvero frenetico e non lasciava spazio ad una vita tranquilla, nel 2019 arrivò la chiamata di Diego De Battista, il quale mi propose la gestione di un rifugio della società, il Plan Boè ad Arabba, a cui poco dopo si aggiunse la gestione del Camping Marmolada a Malga Ciapela.
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Fare il direttore è una bella sfida con te stesso. Quando riesci a conquistare importanti traguardi, come avere una gestione del personale senza intoppi e ottenere risultati economici positivi in termini di fatturato e di utile per l’azienda, sei stimolato a dare ancora di più.
Cosa significa fare il direttore di una struttura di Funivie Arabba?
«Significa trovarsi a lavorare per una società che ti dà una quasi totale autonomia e fiducia, a fronte dell’impegno nel portare a casa risultati concreti nel migliore modo possibile, con la completa possibilità di autogestirti.
Questo è un fattore che ho sempre apprezzato nel mondo nel lavoro, ma mi sono reso conto che non è una condizione diffusa. Inizialmente, devo essere sincero, mi sentivo quasi abbandonato a me stesso. Tuttavia con il tempo ho capito che il fatto di non avvertire costantemente la presenza dei superiori, significa che dai piani alti hanno davvero piena fiducia in te e sono soddisfatti per come stai portando avanti la struttura che ti hanno affidato.
Fare il direttore è una bella sfida con te stesso. Quando riesci a conquistare importanti traguardi, come avere una gestione del personale senza intoppi e ottenere risultati economici positivi in termini di fatturato e di utile per l’azienda, sei stimolato a dare ancora di più.
Sicuramente non ti stufi mai in questo lavoro! Fare il direttore non è di certo un mero comandare o ordinare, non è guardare gli altri che lavorano, e onestamente non mi piacerebbe nemmeno! Chi mi conosce sa quanto ami poco stare seduto al pc e prediliga invece i lavori manuali. Fare il direttore è la voglia di coinvolgere le persone che collaborano con te nella creazione di un gruppo di lavoro che abbia la volontà di crescere, trascorrere la stagione insieme nel modo più sereno possibile e ottenere la massima resa per l’azienda. Questa è un’utopia, però ci si sta lavorando.
Scherzi a parte, effettivamente la gestione del personale è forse il fattore più sfidante degli ultimi anni, complice la pandemia che ha rafforzato in tutti noi il bisogno di trovare un equilibrio tra vita e lavoro. Questo bisogno è sacrosanto, il compito di noi direttori è trovare il giusto compromesso con i nostri collaboratori nel costruire un’esperienza di lavoro che dia spazio anche alle proprie passioni, alla propria famiglia. L’obiettivo è quello di allontanarci dall’idea che fare un lavoro stagionale significa solo sacrificio, costruendo invece le basi per un lavoro sì impegnativo, ma gratificante e compatibile con la vita personale.»
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Quali differenze hai riscontrato tra la gestione di un rifugio e la gestione di un camping?
«Al di là del fatto che da un lato abbiamo una struttura ristorativa e dall’altro una struttura ricettiva, rifugio e camping hanno una clientela completamente diversa. Se al Rifugio Plan Boè le persone sono perennemente di fretta e, salvo casi eccezionali, non pensano a degustare un piatto ma semplicemente a soddisfare l’esigenza di sfamarsi durante le proprie giornate sugli sci, al Camping Marmolada le persone vivono le proprie giornate in un’ottica di maggiore lentezza, contatto con la natura, volontà di rilassarsi e godere del panorama sulla parete sud della Marmolada.
A livello gestionale, se dal punto di vista dei fornitori le due strutture sono molto simili, rispetto al Rifugio Plan Boè il Camping Marmolada comporta invece uno sforzo molto maggiore in termini di manutenzione per tutta l’area verde che deve essere sempre impeccabile.
In termini di soddisfazioni personali, sicuramente il fatto di aver dato una nuova direzione al RifugioPlan Boè, valorizzando la struttura tradizionale in stile baita alpina con una cucina curata e dal sapore locale, rispetto al suo storico passato di Après-ski caotico, è stato un bel traguardo. Sentirsi dire dai collaboratori “noi torniamo, ma devi esserci tu”, è poi una delle più grandi soddisfazioni perché significa che hai creato un gruppo di lavoro unito che ha fiducia in te, con un rapporto umano che va oltre il semplice rapporto lavorativo.
Per quanto riguarda il camping, la soddisfazione sta sicuramente nell’aver ridato vita piano piano ad una struttura che negli ultimi anni era abbandonata a se stessa; ricordo ancora gli occhi felici dei valligiani nel vedere il Camping riaperto la prima estate.»
Sentirsi dire dai collaboratori “noi torniamo, ma devi esserci tu”, è poi una delle più grandi soddisfazioni perché significa che hai creato un gruppo di lavoro unito che ha fiducia in te, con un rapporto umano che va oltre il semplice rapporto lavorativo.
Il Camping rappresenta un po’ una sfida per te, corretto? Quali sono i piani di sviluppo per il Camping?
«Come dicevo, io amo molto l’aspetto manuale nel lavoro e il Camping è una magnifica tela da dipingere che mi dà ogni giorno la possibilità di esprimermi.
Fin dal primo giorno di apertura la sfida è stata quella di offrire ai turisti la stessa fortuna che abbiamo noi che questo territorio lo viviamo 365 giorni all’anno, mettendoli nelle condizioni di meravigliarsi di fronte alla bellezza del luogo che li ospita, alzarsi la mattina e incrociare una volpe o un capriolo, immergersi in questo paradiso naturale.
Il Camping ha un forte potenziale di sviluppo, che non comporta necessariamente l’andare a costruire grandi infrastrutture. L’idea non è quella di trasformarlo in un resort di lusso, ma di curarlo e amarlo nella sua semplicità e anima wild, con il minore impatto possibile sulla natura, andando a sfruttare in maniera sostenibile le risorse che l’ambiente già offre.
In queste prime stagioni ho riscontrato, in particolare nei giovani, una forte voglia di ritorno alla natura, alla semplicità, al dialogare al posto del “chattare”, al dormire in una tenda che è sicuramente più scomoda di un letto in hotel, ma che ti permette di vivere a tutto tondo l’esperienza in natura.
In termini di offerta il Camping ha moltissimo potenziale che va di pari passo con la crescita di un turismo non necessariamente legato allo sci. Il Camping ha una struttura molto più versatile rispetto a strutture come i rifugi sulle piste da sci, pertanto in termini di piano strategico della struttura ricettiva, nei prossimi anni sicuramente si andrà ad affiancare da un lato lo sviluppo della località Malga Ciapela dal punto di vista dei nuovi impianti in programma per le prossime stagioni sciistiche, dall’altro lato l’incremento di un’offerta oltre lo sci.»
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